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Restituzione dalla Tappa della Sicilia dell’Ovest

 

Ad un passo dal ricordo delle lotte, ascoltando le parole del compagno Serafino, ultimo superstite della strage di Portella della Ginestra, che nonostante l’età riesce ancora a mantenere il sorriso di un bambino pieno di vita con la quale ci ripete: “ci vediamo il primo maggio”.

 

 

Ciò che ci ha spinto a risalire le montagne e attraversare le campagne per arrivare fino ai luoghi di resistenza non è solo lo scambio di esperienze, è dare la loro forma ai sogni e i sacrifici dei compagni e delle compagne che hanno dato la loro vita per la difesa del territorio e la vita.

Quella della Sicilia è una manciata di poesie su cui nessuno rivendica i diritti d’autore. Sotto ogni pietra, ogni mattone, ogni albero, si nasconde una storia, da Peppino Impastato a Danilo Dolci, da Felicia a Franca Viola. Nell’anima dell’isola c’è sempre una fessura a cui un intricato groviglio di esperienze e vicende si affacciano con le pupille coraggiose. Ci siamo seduti davanti ad un albero di olivo, abbiamo ascoltato lo sbattere delle onde del mar mediterraneo sulle rocce, e da lí abbiamo cominciato a sentire la speranza che rimbomba sopra le lotte dei migranti, delle attiviste e gli attivisti impegnate sulle navi di soccorso, dei braccianti e di chi lavora la terra in autonomia o di chi si ritrova davanti ad un fuoco che divampa e distrugge i boschi e le montagne. Abbiamo condiviso il pasto, abbiamo sorriso e ci siamo guardati negli occhi, facendo risplendere il significato della parola incontro.

La bellezza sta nel modo in cui abbiamo dipinto il mondo in questi giorni, come se lo vedessimo per la prima volta insieme, e corressimo da un luogo all’altro piangendo d’amore, con le braccia alzate, chiedendo al cielo chi può tanto, e dov’è il creatore, e come ha composto e mantenuto tante meraviglie e tanta sofferenza. E un’altra bellezza sta nel modo che abbiamo usato per dire le
cose, senza quelle parole vanagloriose che usano i poeti perché suonano loro bene, riflettendo sulle parole del compagno M. : “morir para vivir, luchar para seguir en Paz”.

 

Non abbiamo ricevuto risposte, non abbiamo ricevuto nessuna linea guida, quello che ci hanno dato è la possibilità di rivederci dentro un percorso comune. Ci hanno chiesto di farlo, perché è necessario e lo sappiamo fare, perché nel nostro piccolo siamo un esempio di comunità e autonomia. Abbiamo accolto la proposta e abbiamo risposto con la Digna Rebeldia, la stessa che divampa nell’anima della Sicilia, una Sicilia che non si arrende ma resiste e si protegge.

Adelante!