Restituzione dalla Tappe nei territori Sabini delle delegazioni Escucha y Palabra maschile, femminile e del CNI
report de “lxs choferxs” lato ovest della macroarea centro italia.
1.L’incontro con la delegazione maschile di Escucha y Palabra
Ripartiamo da Gagliano Aterno alla volta di Nazzano con “la furgoneta” gentilmente prestatoci dall’ Associazione I.S.d.F. (che nei giorni di utilizzo abbiamo anche lievemente danneggiato e che provvederemo la
copertura delle spese di riparazione.. dal momento che come ci insegnano i compas “pueblo la caiga, pueblo la limpia”), passando per l’altipiano di Avezzano, la Conca del Fucino. “secoli prima qui c’era un lago” dico a
M. . Ai suoi perché rispondiamo per quel poco che sappiamo: la brama di terra coltivabile per l’impero romano “proto-capitalista” nel suo approccio ai territori e al vivente; la minaccia di epidemie come la malaria (anche se sappiamo adesso, in questo momento inter-pandemico, meglio che mai il legame tra le epidemie e la distruzione degli ecosistemi.. chissà che anche quelle epidemie non fossero state causate dai precedenti interventi antropici in queste conche intrappenniniche?)
Arriviamo negli spazi della fattoria didattica della comunanza agraria di Nazzano costeggiando il fiume Tevere. Ad accoglierci, buona parte della Bassa Sabina dal basso e a sinistra. La preparazione di questa tappa è stata la migliore del nostro territorio per un semplice motivo, si è seguito uno dei principi di lavoro che ci si era dat* come premessa: partecipazione. Ed infatti oltre all’esperienza de* singol* compagn* del territorio, il cervello collettivo dell’assemblea sabina ha saputo organizzare la giornata (a prova della molta pioggia e dei ritardi) per mettere nelle migliori condizioni possibili la delegazione dei compas chiapanechi rispetto al loro mandato, ovvero: raccontarsi ed ascoltare.
Essendo il Giorno dei Morti, prima di cominciare ci chiedono di stampare le foto di alcun* loro compagn*(tra cui la comandanta Ramona ed il Comandante Pedro), una candela e alcuni fuori per improvvisare un altare commemorativo con cui hanno voluto cominciare formalmente l’incontro.
L’assemblea con la loro narrazione (il periodo delle fincas, la clandestinità,
l’organizzazione in municipi autonomi ed in giunte di buon governo, la loro attuale situazione di resistencia y rebeldia) é stata distesa ed intensa da mezzogiorno fino al oltre il tramonto, condita con il pranzo e un altro
paio di pause per non penalizzare l’attenzione, tempistiche che ci hanno dato la possibilità di approfondire ponendo diverse domande su salute, educazione, giustizia, metodo del consenso, ruolo delle donne, i lavori collettivi, il mutuo aiuto, il lavoro individuale, nelle comunità autonome. Sorprende sempre come per loro il tema della produzione di cibo sia qualcosa di scontato, assodato; il loro modo di ridere semplice, trasparente, gioviale, da bambini; la loro repentina capacità di diventare assertivi, il loro guardare laddove noi non guardiamo, il loro intendere anche quello che non manifestiamo o non
diciamo. Pungente è la capacità di includere tutti nel dibattito, chi non capisce o va fuori strada ha tutta la loro attenzione, il discorso ricomincia da capo, gli esempi sono semplici e molteplici, il tempo non è un fattore rilevante, l’importante è la comprensione e il non lasciare nessuno indietro. Non siamo insieme solo per imparare o solo per insegnare bensì per costruire collettivamente attraverso il dialogo e la condivisione di dubbi in vista di una comprensione inclusiva.
Per sera ed il pernotto ci spostiamo sulla sponda nazzanese. “Ah entiendo.. Ahora somos turistas” ci punzecchiano. A cena, nell’aria, dialetto sabino, accenti romani, castilla, chol e tseltal.. “Cual es la velocidad de la revolucion?” domanda un miliciano seduto sopra una tartaruga, “Cual es la carga de la pesadilla? gli risponde la tartaruga- ci raccontano enigmaticamente in un aneddoto.
I compas come sempre si ritirano presto per seguire a farsi report sulla giornata. Noi anche.. Per almeno un po’ la necessità di confrontarsi su quanto appena vissuto supera la necessità di andare a riposare.
2. Il Traslado
Il mattino seguente il Tevere è ancora sotto la sua coperta di nebbia quando ripartiamo per entrare nella geografia romana su strada: autopista, GRA (Come deve essere vederlo per la prima volta?), entriamo nel sud-est romano. “vamos a llevar el virus de esas palabras en Roma” si sente beffardamente dai sedili
posteriori. Facciamo scendere i compas al CSOA Ex Snia (-Viva l’Ex Snia!!- chissà come deve essere vedere e girare per la prima volta in questo luogo con la loro prospettiva?) Il saluto finale è frettoloso e confuso.
Intanto è già ora del prossimo capitolo, c’è da portare la delegazione femminile a L’Aquila. La delegazione è già sgattaiolata nella furgoneta, ce ne danno avviso * compas roman* che sono già pronte per andare. Saliamo dunque per ultim*. Una volta tutt* a bordo proviamo ad esordire con un saluto in cui ci
presentiamo ed in cui spieghiamo brevemente cosa ci aspetta. Nessuna risposta, nessuna presentazione in cambio, nessuna domanda.. ..giusto un paio di secondi di imbarazzo da parte nostra che però si sciolgono in un sorriso invisibile sotto la mascherina mentre mettiamo in moto la furgoneta..
Ci era anche stata accennata ad una certa fretta per ripartire e così per uscire da Roma impostiamo una guida agile che però ci viene cicchettata da Pepe l’accompagnatore della delegazione, che ci dice di andare più piano, con sicurezza. Ci mettiamo allora più comod* sulla furgoneta fino ad entrare in Appennino. Proviamo ad aprire nuovamente un dialogo che però non trova rispondenza da parte della delegazione. Allora ci concentriamo sulla guida e continuiamo a scambiarci impressioni in italiano. Non rinunciamo comunque a raccontare loro quello che sappiamo dei territori che attraversiamo.
L’arrivo a L’Aquila é altrettanto svelto e riservato. Non riusciamo a salutarle le compas.. dobbiamo rientrare nelle nostre geografie per il turno di lavoro nel capitalismo e/o preparare le successive giornate (..qui nei gangli dell’idra non c’è autonomia.. Non c’è tutto il tempo per fare una commissione, pensiamo..)
3. L’Incontro con il Congreso Nacional Indigena
La mattina comincia con la pioggia e con imprevisti.. Piove dentro la foresteria da un vetro (luogo in cui avevamo pianificato i pernottamenti), la furgoneta non riparte, salta la visita al maestoso Bosco di Vallonina che alcuni comitati stanno difendendo dal progetto TSM2, consistente nell’ampliamento speculativo degli impianti di risalita per lo sci borghese.. Insomma.. Una pioggia di imprevisti.. Per fortuna F. ci porta la delegazione del CNI con un tempismo sinergico ai nostri aggiustamenti. Nell’incontro del pomeriggio, rispolverando il format “Traiettorie di Acqua Montagne e Cemento”, era stato organizzato un incontro i cui obiettivi erano ascoltare l’esperienza del CNI e provare a tracciare dei paralleli sulle dinamiche intorno all’Acqua tra territori messicani e quelle dei nostri territori più prossimi. Alla chiamata tra le altre realtà rispondono la Bassa Sabina spremute dalle bollette ed i disservizi d’azienda idrica A.P.S., il CRAP da Roma, inviat* dal presidio Gualdo Tadino che si sta difendendo le sorgenti di dominio collettivo dallo sfruttamento dell’azienda Rocchetta. La delegata del CNI oltre a raccontarci la loro esperienza di organizzazione, ci racconta dello straordinario esempio di resistencia y rebeldia che stanno costruendo nello stato di Puebla i gruppi del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra e del Agua – Morelos, Puebla, Tlaxcala (FPDTA – MPT), fondando nell’occupata fabbrica dell’ impresa imbottigliatrice Bonafont, la casa del Popolo “Altepelmecalli”.
Le esposizioni di chi prende parola contribuiscono a disegnare un buon quadro generale sull’Acqua dalle dinamiche territoriali: le speculazioni già presenti, il disastro ambientale già procurato al fiume Farfa, il rischioso quadro delle vecchie dighe idroelettriche del nostro territorio “energia para que? Energia para quien? Energia como?”, gli ulteriori megaprogetti idrici che los de arriba e la multinazionale ACEA vorrebbero realizzare invece di ottimizzare l’esistente e ridurre le perdite, nella cornice nazionale e continentale nella quale esse avvengono. Anche il CNI prende appunti su quanto viene esposto.. che qualcosa possa essere d’aiuto anche loro, pensiamo.. Anche il CNI si ritira non molto dopo il termine delle attività e così a cena le riflessioni sono tutte tra di noi, compagine dell’accoglienza.
4. L’Incontro con la delegazione femminile Escucha y Palabra
Il gruppo femminile ha seguito invece una dinamica ed evoluzione completamente differente dagli altri due gruppi. Silenziose figlie della Selva Lacandona, indecifrabili (per quella parte di gringo in ognuno di noi), osservanti (da quegli occhi che guardavano dallo spazio profondo tra mascherina e beretto americano), disorientanti (esattamente come la Selva per dei gringo che ci si approcciano con uno sguardo ancora troppo colonizzato), “quadrate” (come ci ha detto C. al telefono), un bosque de mujeres come avevamo letto da
qualche parte.
Il programma del giorno 4 prevedeva, dopo uno scambio di delegazioni, di ospitare la delegazione femminile che avevamo portato il secondo giorno nell’Aquilano. Il maltempo, i ritardi, la mancanza di comunicazione su
alcune esigenze della delegazione, un lutto non prevedibile, fanno saltare la passeggiata che era stata pensata per far incontrare le attiviste d’Appennino (..e quante ne abbiamo incrociate di valide, animate, risolutive, anime belle nei territori e nelle vertenze solo nell’ultimo anno di lotte..) con la delegazione
femminile di donne zapatiste. La passeggiata doveva terminare nel Paesino di Micciani nel quale le donne del paese ci stavano aspettando festose per il pranzo a base di ricette tipiche del luogo, preparato da loro stesse.
Pranzo a cui arriveremo in ritardo per un errore da parte del “comitato organizzatore” ..ovvero nostro.. (ma che era forse risparmiabile se fosse stata accolta la richiesta nostra di un confronto preliminare prima del giorno 4) per quanto riguarda il pernotto. L’errore costa ulteriore ritardo in quanto reputano di dover subito riportare l’accaduto al loro coordinamento oltre a richiederci un nominativo di un referente responsabile.. gli correggiamo il nome
inizialmente dettato come segno di trasparenza e buona fede, sperando di trasmettere un po’ di confidenza che in quel momento sembrava essere abbastanza compromessa. Tra gli elementi positivi del pranzo l’attiva, gioviale, leggera ma non superficiale partecipazione de* compaesan* (se pur in numero ridotto) dall’accoglienza al confronto! (che siano forse questi alcuni degli
elementi che farebbero bene alle piccole realtà delle aree interne? Accoglienza ed Apertura?)
La giornata doveva continuare per un incontro in forma privata alle 18.00 in un locale sufficientemente spazioso e comodo nel capoluogo di provincia per agevolare le persone che non si potevano liberare dal lavoro e per lxs estudiantes del territorio che con i mezzi pubblici potevano raggiungere solo i luoghi più forniti di servizi. Anche questa parte di programma è stata poi modificata in rispondenza alle richieste della delegazione stessa che ha reputato di fermarsi nel paesino e di cominciare, prevedibilmente (per quanto ci avevano comunicato altri gruppi di accoglienza italiani) in sostanziale anticipo, il momento di escucha y palabra, subito dopo il pranzo. Questo ha abbastanza pregiudicato la partecipazione all’incontro ma comunque nel taccuino delle delegate vengono registrate almeno 6 o 7 realtà differenti.
L’esposizione è non è delle migliori ascoltate (complice anche la condizione di stanchezza della delegazione in quella giornata specifica), anche per la confusione sulle tempistiche dopo il cambio di programma.. ma
anche perché in fondo non siamo stat* capac* di metterle nelle condizioni migliori per farlo.. eppure ci sono stati comunque abbastanza elementi per delle buone riflessioni si sentirà tra i commenti a cena.
Sono venute qui a parlarci, perché le parole sono “balas que cruzan oceanos y fronteras”.. eppure non possiamo dire che siano state una delegazione loquace.. In fin dei conti ci hanno messo alla prova. Ci hanno chiesto di fare cose e di farle alla svelta, quasi a testare la nostra prontezza. Ci hanno chiesto sicurezza che suonava a metà tra necessità contingente e interrogativo di
analisi strategica. Al termine della giornata, non hanno voluto neanche che un* accompagnator* locale si fermasse con loro.. forse abbiamo riguadagnato un po di fiducia, ci diciamo.. ..Critica e autocritica.. ci insegnano lxs compas..
5. Finale?
Alla mattina seguente un tiepido meteo nuvoloso osserva i nostri movimenti, noi lo guardiamo dalla mediacosta della vallata, riflesso nel nostro lago sacro, che Pepe ci confessa di ricordagli i Cenotes messicani ed in particolare una località di cui non facciamo in tempo ad appuntarci il nome.. gli spieghiamo di come siano formazioni idro-geologiche molto simili.
A metà mattina arriva da L’Aquila la delegazione del CNI che passerà in consegna all’incansanble F. Insieme ci mettiamo in carovana per accompagnare le ultime due delegazioni in visita alla Macroarea Centro Italia
verso Roma, il concentramento finale prima che la Gira si muova nelle Zone 3 del continente di Slumil K’ajxemkop. Il viaggio trascorre di nuovo senza grandi interazioni o scambi tra noi e loro.. forse non è un cosa di cui ci dovremmo imbarazzare, ci diciamo sottovoce in italiano..
All’arrivo nell’aria c’è una strana piacevole sensazione generata dal via vai indaffarato di persone e mezzi che accompagnano le delegazioni..
A conclusione per la prima volta si rivolgono a noi le delegate per qualcosa che non sia pura organizzazione logistica, si rivolgono a noi per salutarci.. alcune vengono a stringerci anche la mano. Ci Rivolgiamo alla responsabile, ringraziamo per la disponibilità a visitate i nostri territori e ci scusiamo per gli imprevisti che per fortuna siamo stat* comunque in grado di risolvere. “esta bien, de todo hay que aprender” ci risponde, con una espressione alla pari.
Siamo di nuovo costrett* a non poter trattenerci, dobbiamo tornare alle nostre mansioni da ingranaggi del sistema. Durante il viaggio di ritorno sensazioni e pensieri sono inarrestabili.. “Ed ora? Che fare?” la trama del reale sembra avere qualità diverse.. Mentre stiamo tornando, al telefono con un Compa ci scappa un “siamo in ballo adesso” e parte il riff di rotta indipendente degli Assalti Frontali nelle nostre teste ma anche come se fosse nell’aria.
..la trama del reale sembra avere qualità diverse, una delineazione altra..
..vamos a llevar ese virus..
..parole come “balas que cruzan oceanos y fronteras”..
..Eppure non possiamo dire che siano state una delegazione loquace..
..eppure qualcosa ci hanno trasmesso..
..sembrano esserci diverse e maggiori possibilità percettive..
“Ed ora? Che fare?”
..la domanda corruccia i nostri visi..
..che sia un contagio che si trasmette anche per contatto visivo? Per scambio di sguardi?..
“Ed ora? Che fare?”
..spuntano dei ghigni sotto le mascherine.