Donne zapatiste in Europa: una visita storica e necessaria

Da un articolo di Dánae Fonseca Azuara tradotto da Michele Fazioli per LAPAZ ITALIA dal sito: https://feminopraxis.com/2021/04/03/las-mujeres-zapatistas-en-europa-una-visita-historica-y-necesaria/

Nel bel mezzo del vortice in cui viviamo, con tanto di pandemia e vaccino, ci siamo svegliati un giorno di ottobre del 2020 con una notizia che ci ha riempito il cuore di speranza: l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale uscirà dai suoi territori e si imbarcherà in un giro del mondo e la prima tappa sarebbe l’Europa. Le compagne verranno a “trovare ciò che ci rende uguali”, ci hanno detto nel comunicato “Una montagna in alto mare” [1]. Inoltre, le zapatiste non vengono da sole: alla delegazione dell’EZLN si unisce una delegazione del Consiglio Nazionale Indigeno e del Fronte dei Popoli in Difesa dell’Acqua e della Terra di Morelos, Puebla e Tlaxcala.

Fotogramma dal video di Enlace Zapatista, “La zapaplancha”

Molte di noi hanno letto la dichiarazione con grande emozione e allo stesso tempo con angoscia, pensando che le compagne zapatiste avrebbero attraversato l’Atlantico in piena pandemia globale. Ma è proprio ora, in mezzo alla pandemia, che la visita della delegazione dell’EZLN è più che mai necessaria. Viviamo da quasi un anno una situazione sanitaria e sociale che ha esacerbato e rese evidenti le disuguaglianze sociali esistenti. La crisi ha messo sul tavolo quello che * compagn* zapatist* ci dicono da anni: organizzatevi. La necessità di organizzarci, in basso e a sinistra, è oggi più che mai necessaria. Da geografie e parti del mondo diverse abbiamo già ascoltato le voci che gridano che “non resteremo in silenzio e non ci smobiliteremo solo per restare nelle nostre case”; dobbiamo stare insieme e organizzarci per resistere a questo sistema di morte che ci vuole nelle strade per farci lavorare, non per lottare. Abbiamo visto la metropolitana al mattino piena di gente, senza distanza e con le mascherine come unica prevenzione, e abbiamo anche visto movimenti sociali criminalizzati per essere scesi in piazza.

Fin dalla sua nascita, passando dalla Marcia del Colore della Terra e dalla Otra Campaña e, soprattutto a partire dal 2016, l’EZLN ci ha ribadito che dobbiamo organizzarci, che la lotta è collettiva. Attraverso quel comunicato del 2017, nato durante il periodo elettorale in Messico, si legge, anche con sorpresa ed emozione, che ci sarebbe stata una portavoce del Congresso Nazionale Indigeno che si sarebbe iscritta come candidata indipendente per la corsa presidenziale in Messico. In quel comunicato, * compagn* zapatist* ci invitavano ad organizzarci. L’obiettivo della candidatura non era la presidenza, la sua scommessa andava ben oltre, come ci hanno detto:

«Ribadiamo che la nostra lotta non è per il potere, non lo cerchiamo; piuttosto, invitiamo i popoli indigeni e la società civile ad organizzarsi per fermare questa distruzione, a rafforzarci nella nostra resistenza e ribellione, cioè nel difendere la vita di ogni persona, ogni famiglia, gruppo, comunità o quartiere» [2].

Parallelamente si andava sviluppando sempre di più la proposta del Consiglio del Governo Indigeno, che per la prima volta creava uno spazio concreto nel quale i popoli indigeni avrebbero trovato un luogo di riflessione e solidarietà per rafforzare le loro lotte, con le loro forme di organizzazione, rappresentanza e processi decisionali.

In quel momento, in risposta all’appello zapatista, chi di noi ha seguito da vicino lo zapatismo ha iniziato ad organizzarsi, a cercare più persone, a creare organizzazioni e collettivi e ad ascoltarsi a vicenda. Qui a Madrid, il lavoro che abbiamo fatto per raccogliere le firme per la candidatura indipendente di María de Jesús Patricio, la portavoce, è stato frenetico, emozionante e mobilitante: un raggio di speranza che si è insinuato tra le fessure. Abbiamo gradualmente creato reti attraverso la raccolta firme e l’attività della nostra portavoce Marichuy. E ora, con questa storica visita dell’EZLN in Europa nel 2021, ribadiamo che dobbiamo rafforzare quei ponti, intrecciare ancora più reti e organizzarci. La delegazione viene ad accompagnare le lotte in basso e a sinistra in Europa. Le zapatiste vengono ad ascoltarci e raccontarci la loro lotta, perché l’obiettivo della nostra lotta è lo stesso: la lotta per la vita.

Uno degli aspetti più entusiasmanti della visita de* compagn* in Europa è che la maggioranza della delegazione è composta da donne, molte delle quali combattenti. Le donne zapatiste sono state un punto di riferimento per quelle di noi che lottano per vivere in sicurezza, per chi crede che essere donna non rappresenti una condanna all’emarginazione e alla morte. L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale ha come base fondamentale le donne zapatiste, che fin da prima dell’Insurrezione sostenevano la Legge Rivoluzionaria delle Donne. Questa Legge è uno dei documenti fondamentali dello zapatismo ed è stata pubblicata contemporaneamente al documento che invitava ad arruolarsi nell’esercito zapatista nel quotidiano “El Despertador Mexicano” nel lontano 1993. Per mesi, la Comandanta Ramona e la Comandanta Susana si sono consultate con le donne nelle comunità, le hanno raccontato in cosa consistessero questa Legge e il movimento. Grazie alla lotta di queste donne, lo zapatismo si è consolidato con la presenza e la partecipazione delle donne sin dal suo inizio. Ecco perché ora riceverle, ascoltarle e conoscere la loro storia è estremamente importante e non più rimandabile per chi ne ha abbastanza di sentire che ci sono altre questioni che devono essere risolte prima, prima della nostra sopravvivenza.

Quindi, ora che le compagne zapatiste vengono a trovarci qui, a tutte noi che non siamo potute andare fino a lì, vogliamo seguire le loro parole da cui abbiamo imparato tanto, mobilitarci e tessere reti. Stiamo costruendo un incontro, in stile zapatista, per incontrarci tra di noi e con la delegazione che viene in Europa. La proposta parte dal fatto che crediamo che sia la parte logistica sia l’agenda politica comune siano importanti per accogliere le compagne zapatiste. Vogliamo condividere le nostre difficoltà, i nostri insegnamenti, le nostre vittorie, le nostre situazioni e le nostre differenze. Sapere chi siamo, come e dove siamo. Ci stiamo già organizzando su 7 assi trasversali e non escludenti che compongono le nostre diverse lotte a Madrid: diritti sociali; lotte antirazziste internazionaliste e decoloniali; memoria storica e libertà di espressione, transfemminismo, arte, cultura e mezzi di comunicazione, difesa della terra e del territorio, lavoro e migrazione.

Stiamo per vivere un momento storico, per le lotte degli zapatisti in basso e a sinistra in Europa e per chiunque voglia mobilitarsi. Come ha detto Esperanza:

«Il problema non è l’arrivo, ma compiere un cammino. E se il cammino non c’è, allora va costruito, perché altrimenti come si fa?» (Terza parte: la missione [3]).

Quindi, adesso stiamo costruendo un percorso che è necessario e urgente e lo stiamo facendo seguendo le compagne zapatiste che avanzano con un lumicino acceso.

[1] http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2016/10/14/que-retiemble-en-sus-centros-la-tierra/

[2] Dichiarazione dell’EZLN “Una montagna in alto mare”, del 5 ottobre 2020, http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2020/10/05/sexta-parte-una-montana-en-alta – mare/

[3] http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2020/12/22/tercera-parte-la-mision/

 

Traduzione a cura di Michele Fazioli per LAPAZ